intervista di Maria E. Bellini
Il ‘Mestiere’ del Race Director
Abbiamo visto in un precedente post, come con un po’ di invenzione, creatività e dedicazione, ci si può ritagliare un ruolo nel mondo del trail running, al di fuori del sentiero con indosso il pettorale.
Dall’organizzatore di gare di trail running, al ruolo in un brand di abbigliamento trail, al prestare servizio ad un ristoro… le strade sono tante. Noi iniziamo questo viaggio insieme ad Enrico Pollini, mitico Race Director per l’Ultrabericus e la Trans d’Havet due famose gare di trail running Italiane…. con lui percorreremo anche un po’ di storia del Trail Italiano.
Ripercorrendo la storia del Trail Running
Mud and Snow: Buongiorno Enrico Pollini! Dove e quando sei nato, e cosa fai nella vita?
Enrico Pollini: Mon Dieu, nato a Vicenza, nel 1965, nella vita faccio l’architetto, anche se in modo un pò diverso dal solito, e naturalmente il race director quando serve.
Mud and Snow: Raccontaci la storia di come sono nate le tue due gare: l’Ultrabericus, e la Trans d’Havet.
Enrico Pollini: Una premessa basilare: le due gare non sono ‘mie’, ma di un team; io ci metto la faccia e la chiacchiera, ma non potrebbero esistere se dietro non ci fosse quella piccola ma determinata squadra dell’Ultrabericus Team con cui condivido oneri ed onori dell’organizzazione.
Come sono nate? Innanzitutto da un’idea geografica, da un disegno sulla mappa, perché secondo me la cosa fondamentale per il successo di un trail è il tracciato. Entrambi i percorsi, sia dell’Ultrabericus, con il concetto di circumnavigare i Berici partendo e arrivando nel cuore di Vicenza, sia della Trans D’Havet, che percorre il filo di cresta delle Piccole Dolomiti così come lo si vede dalla pianura, sono logici e rappresentano un viaggio alla scoperta di un territorio.
Il sogno trail prende forma
Mud and Snow: Com’era la scena di trail running in Italia in quei tempi?
Poco meno di dieci anni fa le gare di trail non erano molte, la community era piccola e ci si conosceva tutti, era facile scatenare l’entusiasmo su una buona idea. Aggiungi che già allora il team era un gruppo di gente che correva, e quindi sapevamo perfettamente cosa poteva aspettarsi, cosa voleva, un trail runner che si iscriveva ad una gara di trail running. Così, tra il serio ed il faceto, abbiamo pensato di proporre i nostri percorsi di allenamento, il nostro parco giochi, i nostri sentieri più belli.
Col tempo siamo cresciuti, abbiamo saputo coinvolgere il territorio, i gruppi di volontariato, e, si, abbiamo anche osato un pò: per organizzare il campionato europeo di Skyrunning sulla Trans D’Havet del 2013 un pò di incoscienza ci voleva, ma alla lunga l’azzardo ha pagato.
Mud and Snow: Cosa fa l’organizzatore di una gara, quanto lavora, e su quali aspetti?
Enrico Pollini: Dire “organizzatore” è una parola un pò ambigua; difficilmente l’organizzatore può essere uno solo, perché le cose da fare sono molte, differenti e complesse, e un team affiatato è indispensabile. A me piace definirmi “direttore di gara“, race director nella accezione anglosassone del termine, ovvero quello che coordina un tutto, sapendo di tutto, tenendo tutto sotto controllo, ma delegando quasi tutto ed intervenendo solo nelle situazioni di criticità.
‘Una’ gara di trail running – Molteplici ruoli
Mud and Snow: Quali sono alcuni aspetti da coordinare?
L’organizzazione di una gara di trail running implica tanti aspetti diversi: la cura del percorso e il balisaggio, la rete di soccorso, il presidio e l’organizzazione dei ristori, la logistica dei materiali, il trasporto dei ritirati, la gestione della base gara, la comunicazione dell’evento, le pratiche amministrative, il protocollo eccetera….
Nel nostro team ognuno è dedicato ad un settore e ne è responsabile, condivide le informazioni nelle fasi preparatorie e si coordina con gli altri per ciò che è necessario. Nelle riunioni periodiche ci scambiamo pareri e verifichiamo lo stato di avanzamento delle attività.
Mud and Snow: E il giorno della gara?
Poi il giorno della gara ognuno è al suo posto e sa di dover agire sulle sue cose senza preoccuparsi di quello che fanno gli altri. Io faccio direttamente alcune cose, tutte le altre le delego e ne tengo il coordinamento.
Paradossalmente durante la gara potrei anche non esserci, ed è importante che sia così: quando nel 2014 abbiamo dovuto interrompere la Trans D’Havet per maltempo ho potuto dedicarmi 100% alla gestione dell’emergenza senza trascurare altri compiti che fortunatamente non avevo.
Trail Time
Mud and Snow: Impegna molto tempo?
Quanto “lavoro”? difficile dirlo, ci sono alcuni mesi dell’anno in cui tutto dorme, ma in realtà almeno qualche ora alla settimana è comunque dedicata all’organizzazione, poi con l’avvicinarsi dell’evento le poche ore diventano giornate intere, e infine nei quindici giorni prima e nella settimana dopo è full time, almeno per me.
Mud and Snow: Si può guadagnare uno stipendio come organizzatore di gare di trail running?
Enrico Pollini: Non ho dati certi, ma credo ragionevolmente che in Italia gli unici organizzatori di trail che possono campare di quello che fanno sono quelli di Lavaredo Ultra Trail e del Tor des Geants. Solo grandi eventi che muovono migliaia di atleti e sponsorizzazioni cospicue, e con team organizzativi ridotti, in cui in pochi fanno più cose ma a tempo pieno, possono avere budget sufficenti per garantire degli stipendi.
Per tutti gli altri forse qualche soldino può arrivare, soprattutto se sono bravi a trovare sponsor o beneficiare di qualche contributo pubblico, e magari lesinando all’osso su tutto, ma non penso proprio che si possa parlare di stipendio.
Le qualità del Race Director
Mud and Snow: Quali sono le qualità che dovrebbe possedere un buon race director?
Per esperienza personale la prima qualità necessaria è avere visione d’insieme e capacità di sintetizzare prima di entrare nei dettagli; di conseguenza la seconda capacità deve essere quella di delegare fidandosi e responsabilizzando il team; avere una propensione a volare alto, ad essere un pò sognatori, quella che si chiama “passione”, beh, quello non guasta.
The Good and the Bad?
Mud and Snow: Quali sono i lati positivi e negativi nel organizzare una gara di trail running?
Il positivo, per me, è sentire in primis di essere parte di un team affiatato, e di conseguenza la bontà del lavoro del team – che leggi negli occhi di chi arriva al traguardo, dal primo all’ultimo. Poi, diciamocelo, fa sempre piacere quando ti dicono “bravo”!
Il negativo? Mah, non sono poche le volte in cui pensi “ma chi me lo fa fare”, e di certo la responsabilità in gioco non varrebbe la candela se non ci fosse quel filo di incoscienza di cui sopra.
“Dai! Organizziamo un Trail!!!”
Mud and Snow: Se un gruppo di amici, oggi, vogliono organizzare un trail, cosa gli consiglieresti?
Di non farlo, perché da un paio d’anni a questa parte il rapporto tra crescita di praticanti e crescita dell’offerta di eventi si è invertito, e le gare nuove e piccole, fatta qualche rara eccezione, soffrono. Tuttavia se il progetto è buono, perché non crederci?
L’importante è fare piccoli passi, cominciando con un’edizione zero test per prendere le misure, e soprattutto avere nel team almeno qualcuno con esperienza di trail, anche di gare importanti.
Altro aspetto fondamentale è il coinvolgimento del territorio e delle associazioni di volontariato locali, senza di loro non si va da nessuna parte e meritano sempre una gratificazione a fine evento.
Enrico Pollini – guardando l’orizzonte del trail
Mud and Snow: E infine….qual’è la tua gara ‘nel cassetto’’!?
Hai presente quando si dice “una ne fa e cento ne pensa”? Ecco, le idee non sono mai poche, ma bisogna sempre confrontarsi con la realtà e con il poco tempo a disposizione.
Per le prossime edizioni nove e dieci di Ultrabericus stiamo covando qualcosa, ma non siamo ancora pronti per dichiarare niente.
Un’idea per l’inverno in Altopiano di Asiago ce l’avrei, ma è troppo vicina all’Ultrabericus; se riuscissi a lanciarla sul territorio lasciando la gestione alla gente del posto sarebbe una cosa eccezionale, ma anche per questo ci vogliono tempo ed energie.
Staremo a vedere gli sviluppi! E ringraziamo Enrico Pollini!