Non fatemi scendere dalle nuvole, Tor des Geants 2015

Ahhhhhhiiaaaaa!!!! All’improvviso un dolore allucinante alla gamba.Mi ero steso da dieci minuti su una brandina e non riuscivo proprio a riposare.Forse l’adrenalina,forse il freddo,forse i dolori ai quadricipiti forse questo nuovo dolore che dall’anca arrivava alla gamba. Mi giravo da una parte all altra della brandina cercando una posizione comoda per non sentire dolore;ma già una brandina non è comoda di suo, però è anche vero che quando hai sonno dormi anche sui sassi. Fuori continuava a piovere;da tre giorni non aveva quasi mai smesso a parte qualche ora di tregua.Sul col Entrelor addirittura aveva pure nevicato  al nostro passaggio domenica notte.

Ero scivolato qualche ora prima nella discesa del col della Vecchia sulle pietre bagnate. Apparentemente  una caduta qualunque,invece il bozzo sull’ anca doleva soprattutto da fermo.

Mi ero  detto: Devo dormire. Ho riposato due ore in tre notti,devo forzarmi a riposare altrimenti può essere pericoloso- Niel distava solo sei km di discesa per cui pochissimo.Guardavo in fondo la valle e le luci di Verrès e degli altri paesi vicini,Saint Vincent, Châtillon, Arnad erano dei puntini lontanissimi. Forse sara’ stato il bagnato,lungo una discesa già insidiosa di suo, forse il buio,il sonno,ma Niel non arrivava mai. Due ore per 6 sei km di discesa.La pazienza stava terminando; blateravo, mi lamentavo non mi godevo ormai più nulla, ma mi ero goduto veramente qualcosa prima? Dolori, i km che non passavano mai,il freddo. Finalmente attraverso un ponte e arrivo al punto di controllo di Niel.3e20di notte di mercoledì, Km185 percorsi.Da poco superata la metà del Tor;un infinità ancora per arrivare alla piazza di Courmayer dopo 330km e 24000metri di dislivello positivo.

– Vorrei dormire
– Prima ancora di dire ciao e mostrare ai volontari il braccialetto gps mi accorgo che  ho perso quest ultimo.
– Non mi squalificate vero?
– La voglia di qualche ora di sonno prevaleva sulla preoccupazione della perdita del braccialetto gps.
– Ora sentiamo alla base se possiamo inserire a mano il tuo passaggio.Per dormire abbiamo l’ ultimo posto in tenda.Quando ti devo svegliare?
– In tenda? E io che sognavo un posto caldo da ieri mattina.
– Il massimo.Quanto posso restare?Sto il massimo-
– Allora due ore,potete stare al massimo due ore altrimenti non c è posto per tutti

– Mi infilo il pile e seguo la volontaria verso la tenda, una grossa high-lab Ferrino molto robusta.Se però la tenda viene lasciata aperta per entrare e uscire per chiamare a uno a uno gli atleti che avevano finito il tempo per riposare(e che puntualmente si rifiutavano di alzarsi creando discussioni) come fai a riposare? Dopo un ora a rigirarmi un po’ per i dolori, per il  freddo e il casino dei via vai,decido di rialzarmi. Provo ad entrare nel rifugio di fronte il check point  al caldo. Nel rifugio incontro Luca,un bravo atleta reggiano a cui avevo dato consigli  per il suo primo Utmb finito poi splendidamente a fine Agosto: io ne avevo già finiti tre e percio’ il percorso  lo conoscevo bene. Il morale ora li a Niel era al minimo.Non riuscìvo a riposare, avevo dolore ovunque da due giorni. Avevo freddo e mancava una vita. Luca con un sorriso mi chiede come sto. Può sembrare nulla. Apparentemente è nulla. Ma è tutto. TUTTO. Mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Precedentemente molte persone lungo il percorso e alle basi vita mi avevano chiesto la stessa cosa e chi mi aveva prestato un cerotto,chi una tachipirina, chi una barretta, chi solo la premura di interessarsi, chi un sorriso..

– Ho male dappertutto da giorni e non passa
– Chi è passato da qui aveva un aspetto peggiore del tuo Gianluca, sono qui da ore e ho visto facce stravolte ;è normale. Mangia qualcosa
– Non avevo voglia di mangiare nulla,la stanchezza e il morale mi aveva fatto perdere la voglia.A forza  provo a mangiare un ottima polenta e mi rivesto per uscire.Anche senza aver dormito un secondo.
– Vado sennò non esco piu’-
– Hai bisogno di qualcosa che te lo porto domani? –
– Si antinfiammatori forse, o forse no.Non ne ho presi e non amo prenderli.Comunque  voglio arrivare in fondo
– Non l’ avrei più rivisto,ma una parola in un momento chiave può essere più determinante di un camion di Red bull. Con calma mi rimetto in viaggio verso il colle di Lasoney,  800 metri di dislivello prima della base vita di Gressoney, 15km ancora…

Un passo dietro l’altro, mi accorgo che anche se molto piano, vado; non ho sonno come prima anche se non ho dormito,non ho più freddo e la pioggia era cessata.Il giorno stava nascendo dopo una notte infinita;una notte lunga e piena di imprevisti,con rocce bagnate e discese più impegnative delle salite.Miracolo. In meno di due ore raggiungo la vetta. empre da solo.Amo la solitudine in montagna.Solo così riesco a ritrovare me stesso senza le distrazioni del caos di tutti i giorni.E’ da prima del tramonto che nn vedo atleti lungo percorso.

Quando arrivo alla classica targa gialle che denomina il colle guardo aldila’…la valle di Gressoney!!!!! Non  credo ai miei occhi!La discesa è erbosa,morbida, semplice. Posso rilassare finalmente  testa e gambe.Gressoney è vicina.La’ posso dormire davvero, cambiarmi,mangiare.Stanotte è stata lunga.Mentre scendo tra le pozzanghere rido,e mentre rido,mi guardo attorno.Sembra stia per uscire pure il sole.Non ho più sonno e non ho dormito nulla,non guardo più l’ orologio e mi sono scordato che giorno è.

Il male alle gambe che ho da due giorni è stazionario,  ormai mi ci sono quasi  affezionato. I piedi non hanno nemmeno una vescica;io non ho proprio più fretta come prima che i km scorrano.Ho tempo fino a sabato sera per arrivare a Courmayer,ho tutta la giornata  per arrivare più possibile avanti;e altri tre tramonti e tre albe.Perché devo aver fretta e arrivare troppo presto?Mi accorgo che sto piangendo. Mi accorgo che avevo iniziato a farlo senza accorgermene.E che ora non riesco più a trattenerlo.Sono felice, emozionato e ho capito che il TOR l’avrei finito.140km.al traguardo ?non importava più qnt mancasse;forse avevo capito in quel momento li che il traguardo era essere partito,era essere li adesso.

Che il Tor non c’entra nulla con un UTMB doppio; che se lo vivi come pura gara non ti entra addosso;se hai fretta di arrivare prima possibile al traguardo(a meno che non stai davvero facendo gara tra le prime posizioni)non hai capito nulla e ti perdi il meglio,come quando mangi una fiorentina  e non addenti la ciccia saporita attaccata all’ osso. Piangevo a dirotto. Come fai ad essere sicuro di arrivare al traguardo quando mancano ancora 140km mentre in  gare molto più brevi quando ne mancano 20 o 30 non do mai nulla di scontato perche tutto può succedere?Due ore di pianto.Quanto è difficile  commuovermi per gare competizioni. Neanche al traguardo del primo sognato Utmb con una piazza gremita ad applaudirmi,mi sono commosso . Ora perché stavo piangendo a dirotto e nn ero neppure arrivato e neppure vicino alla meta ?

La stanchezza enfatizza tutto come si dice che i bambini piangono quando hanno sonno?Io non avevo più nessun dolore ,sonno o esigenza,avevo solo bisogno di continuare più a lungo possibile quel viaggio,possibilmente fino a sabato e non  venerdi come sembrava che sarei arrivato continuando a quel ritmo.  Avevo appena iniziato il mio vero Tor.Un viaggio condiviso a tratti con Giulio,Sergio,Luciano,Luisa,Michele,Marco,Ilaria,Stefano,Marco,Roberta.Con i sorrisi meravigliosi dei volontari e dei bambini sul percorso.Cantando la canzoncina che prima della partenza mi avevano dedicato Chiara e Alessandro :”Tor des Geants,noi ti pensiam”.

Non avrei ma pensato che l’ interruzione definitiva della gara del giorno seguente al rifugio Crest(km217) l’avrei vissuta non così drasticamente, sapendo che il peggio era passato e che sarei ormai arrivato al traguardo.Non perché non ce la facessi più, anzi.Arrivato a Courmayer con un pullman dell’organizzazione morivo gia’ dalla voglia di tornare subito su quei sentieri anche senza pettorale:altro che dormire,  riposare,o andare alle terme.

Per me il TOR mentre piangevo di felicita’ l avevo già concluso e non mi serviva per forza un arco di arrivo perche tutto quello di cui avevo bisogno l’avevo già trovato.

– Gianluca di Meo